Visitare Terracina: guida alla città bassa.
Città bassa
La parte bassa della città ebbe due momenti di espansione: il primo sotto i Romani, lungo la via ad Portum, tra il porto e la fertile valle agricola a nordovest (soprattutto tra I secolo a.C. e I d.C.), e il secondo soprattutto nel XIX e XX secolo.
Alla fase romana appartengono una seconda piazza forense (cosiddetto "Foro Severiano"), un anfiteatro e delle terme ("Terme alla marina"), a cui si aggiungono ville e residenze (la villa detta delle "Terme Nettunie", resti di ville presso i "Granai Antonelli").
Lo sviluppo crebbe con il cambiamento di percorso della via Appia, reso possibile dal taglio del Pisco Montano, e con la ricostruzione del porto (tradizionalmente attribuiti all'epoca traianea, ma secondo un'ipotesi di Filippo Coarelli da retrodatare al I secolo a.C.). Sono tuttora visibili i resti dei due moli antichi e dei magazzini portuali. La collina di sabbia del Montuno, oggi parco pubblico, si formò quasi certamente in seguito ai lavori di scavo per la realizzazione del porto.
Le mura del V secolo racchiusero solo una parte di questo abitato inferiore, che doveva essere già parzialmente abbandonato. In epoca altomedioevale il territorio vide la fondazione di chiese e conventi extra-urbani. La parte bassa era in disuso: il porto e i canali si andarono insabbiando e divennero inutilizzabili. Il passaggio della via Appia sotto il Pisco Montano venne fortificato (la porta venne ricostruita nel XVII secolo come Porta Napoletana).
A partire dal 1785 papa Pio VI diede nuovo impulso alla città, avviando la bonifica delle paludi pontine, organizzata intorno al nuovo insediamento di Borgo Pio, sul nuovo canale, scavato nell'antico porto insabbiato. Sorsero diversi edifici pubblici : il palazzo del "Pozzo del Grano" o dei "Granari", oggi palazzo Cardinali, costruito come magazzino e dotato di un piccolo porto circolare (lo "Squero"), poi interrato; "Granai dell'Abbondanza" e "Palazzino Camerale", sorti sul molo settentrionale romano, distrutti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Vi si ebbero anche costruzioni di edilizia popolare (ad esempio le "Case Pellegrini" per i pescatori, oggi scomparse) e la piccola chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, edificata nel 1783 e ridotta in rovina dai bombardamenti, era stata voluta dal papa come parrocchia del nuovo borgo marinaro.
Il futuro sviluppo della città venne impostato secondo un progetto urbanistico coerente, impostato sull'asse del canale e della "strada Pia" (via Roma). Lungo questa via principale Giuseppe Valadier progettò nel 1794 la neoclassica semicircolare piazza Garibaldi, che venne realizzata progressivamente nel secolo seguente dagli architetti Pietro Bracci e Antonio Sarti e dall'ingegnere Luigi Mollari.
La chiesa del Santissimo Salvatore, sul lato opposto del semicerchio, venne progettata sempre dal Valadier a pianta centrale, ma fu realizzata da Antonio Sarti tra il 1830 e il 1847 a tre navate. L'altra grande piazza cittadina, "Piazza della Marina", oggi "Piazza della Repubblica", già prevista nel progetto originario, venne costruita progressivamente con la costruzione dei palazzi che la circondavano.
L'attuale porto-canale, già previsto dal 1777, fu realizzato sotto papa Gregorio XVI e completato dopo il 1843, con lo scavo del canale nell'insabbiamento dell'antico porto romano e la costruzione di un nuovo molo verso est.
Museo civico Pio Capponi
Il museo civico fu fondato nel 1894 da Pio Capponi, da cui prende il nome, nel momento in cui bisognava sistemare numerosi reperti archeologici raccolti nel territorio comunale e, soprattutto, i rinvenimenti dello scavo condotto nel sito archeologico del santuario romano di Monte Sant'Angelo.
Ricche famiglie locali contribuirono con donazioni ad arricchire le collezioni del museo, raccolte nel primo inventario del 1907 redatto dallo stesso Pio Capponi, allora direttore dell'istituto. È localizzato nel primo piano della Torre Frumentaria, una torre del XIII secolo costruita sul Foro Emiliano, vicino l'attuale sede del municipio nel centro storico. Dagli anni trenta al 1999 fu collocato presso l' odierno istituto professionale di stato.
La collezione esposta nel museo è una raccolta di reperti archeologici che vanno dalle prime testimonianze di presenza umana a Terracina dal paleolitico superiore (resti di fauna fossile e industria litica emersi in località Riparo Salvini) all'epoca romana. È proprio lo sviluppo storico della presenza romana che costituisce il nucleo più consistente della raccolta, tipologicamente eterogeneo.
Alle varie epigrafi che documentano una sviluppata società civile si sommano una serie di ritratti di età tardo-repubblicana e imperiale, nonché molte sculture a figura intera.
Fra i reperti di maggior interesse archeologico troviamo:
- Base onoraria con dedica alla provvidenza di Traiano
- Statua in nudità eroica identificata con Zeus
- Ritratto di sovrano ellenistico
- Testa femminile a grandezza maggiore del vero raffigurante la dea Feronia
- Busto femminile panneggiato
- Testa virile proveniente dall'area del teatro nel Foro Emiliano
- Statua di divinità maschile con consistenti tracce dell'originaria policromia.
- Ritrovamenti sottomarini (anfore, oggetti navali o commerciali)