Vacanze in Lazio: visita a Rieti, Porta romana e lo stemma della città
Il 1500 si caratterizzò per l'emergere di grandi proprietari terrieri quali i Vincentini, i Vecchiarelli, i Potenziani, che, usufruendo della fertile pianura reatina ancora in corso di bonifica, diedero vita spesso ad aziende agrarie. Storicamente la piana reatina fu nota, nel XVIII secolo, per la quantità di guado presente nel territorio lacustre, che servì a tingere di blu le divise delle truppe napoleoniche.
Annessa al dipartimento del Tronto durante il Regno Italico, divenne ben presto centro della delegazione omonima della Sabina. Il 7 marzo 1821, Rieti fu teatro della sconfitta delle truppe di Guglielmo Pepe per opera degli austriaci guidati dal generale J.M. Von Frimont. L'Unità d'Italia vide l'annessione della città e della Sabina, nella Provincia di Perugia.
Le vicende di questo periodo portarono a profondi mutamenti socio-economici, ma il ruolo della città rimase secondario. Alla figura di Giacinto Vincenti si deve un tentativo di rinnovamento, tramite la fondazione di un'azienda agraria aperta a nuovi tipi di colture, ma degno di citazione è anche il principe Giovanni Potenziani che, seguendo l'esempio del Vincenti avviò la coltivazione della Barbabietola da zucchero.
A questa pianta erbacea la città rimarrà legata per moto tempo così come la sua l'industria, in quanto nel 1874, venne inaugurato il primo zuccherificio italiano che dal 1887 grazie ad Emilio Maraini iniziò a produsse su scala nazionale. Sempre nell'agricoltura a Rieti vennero realizzate grandi varietà di grano ad alta produttività e resistenti a fattori ambientali ostili.
Con il '900 Rieti vide la separazione del suo territorio da quello Umbro e l'inserimento nella Provincia di Roma nel 1923 e poi l'istituzione di una propria provincia il 2 gennaio 1927, per atto diretto di Benito Mussolini, che permise finalmente alla città di dare vita a un processo di crescita più efficace. L'industrializzazione reatina fu poi legata ad un'altra azienda, la Supertessile, uno stabilimento per la produzione della seta artificiale.
Durante la seconda guerra mondiale, il 6 giugno 1944 la città subì un bombardamento sull'area del quartiere borgo che causo numerose vittime e rase al suolo una parte del rione. A partire dagli anni '60 e '70 una spinta ulteriore verso la crescita industriale si ebbe con la nascita del nucleo industriale di Rieti - Cittaducale, grazie anche ai contributi della Cassa del Mezzogiorno.
Tuttavia in seguito, complice anche l'interruzione dei finanziamenti dell'ente pubblico, ma soprattutto la mancanza di collegamenti, le industrie sono andate incontro a una profonda crisi che dura ancora oggi.
Zone come quella dello zuccherificio oggi chiuso e in rovina, ma ancora in piedi e della vecchia Supertessile, che nel corso del tempo ha cambiato più volte nome e che ormai sembra essere arrivata alla fine della sua storia, sono state inglobate dalla città ed è in corso una valutazione sulle sorti che tali aree seguiranno.
Lo stemma
Lo stemma della città è suddiviso in due parti ed è quindi uno stemma troncato. Nella parte superiore a sfondo rosso ruggine, si può vedere una figura femminile identificata con Rea Silvia, da cui deriverebbe anche il nome della città, che offre uno stendardo a un cavaliere a sua volta individuato nella figura di Manio Curio Dentato. Entrambi sono realizzati con un colore argentato, così come previsto dal decreto di riconoscimento, ma in alcune versioni si possono trovare d'oro.
La metà inferiore a sfondo celeste riporta tre pesci ed una rete anch'essa d'argento. Il significato della metà superiore rimanderebbe all'opera romana di bonifica, eseguita per mano proprio di Manio Curio Dentato, quindi la scena simboleggerebbe il ringraziamento della popolazione del capoluogo sabino nei confronti di colui che liberò l'odierno territorio della piana reatina dalle acque paludose del lago.
Pompeo Angelotti vedrebbe invece nella figura femminile la dea Rea nell'atto di porgere il comando della città al marito Saturno (Crono), ed effettivamente Rieti prende come sua fondatrice proprio Rea (e anche qui, dal suo nome deriverebbe quello della città stessa). La metà inferiore ha invece un significato meno chiaro.
È raffigurata una rete che copre l'intera porzione dello stemma, sotto di essa nella parte alta sono piazzati due pesci e un terzo è posizionato più in basso, a formare quindi con gli altri due un triangolo rivolto a terra, ma a differenza dei precedenti, questo si colloca sopra la rete ed è visibilmente più grosso. La spiegazione vorrebbe la rete come un simbolo della legge e i due pesci da essa racchiusi come i cittadini che a essa devono sottostare. Il pesce più grande quindi, sarebbe un Magistrato a cui spetta il compito di farla rispettare.
Lo scudo attuale è sovrastato da una corona da marchese e ornato in basso da una di foglie e a volte da un nastro che recita: in pratis late rea condidit ipsa reate. Originariamente comunque lo stemma della città era costituito interamente da una semplice rete e non erano presenti né i pesci né la scena della parte superiore.
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