Ferie e villeggiatura nella meravigliosa Viterbo: vacanze in Lazio

 

Origini

Veduta di ViterboSi hanno tracce d'insediamenti neolitici ed eneolitici e qualche segno etrusco nella lontana storia di Viterbo, ma molti storici sono portati a credere che nel periodo etrusco l'insediamento non raggiungesse lo stato di vicus, a differenza degli storici quattrocenteschi che supponevano una tetrapoli etrusca, fuorviati dalla sigla FAVL che secondo le teorie di frate Annio, era formata dalle iniziali di quattro villaggi (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula).

Probabilmente dopo la conquista romana fu costituito in stazione militare, chiamato Castrum Herculis per la presenza in loco di un tempio dedicato all'eroe mitologico (il leone simbolo di Viterbo deriva da questo aneddoto).

La città medievale tuttavia trae la nascita da un "castrum", una fortificazione longobarda posta al confine tra i loro possessi nella Tuscia e il ducato bizantino di Roma: il colle di San Lorenzo, ricordato nella donazione di Sutri tra i possessi che Liutprando promette alla Chiesa nel 729, fu fortificato nel 773 da Desiderio, nell'ultimo periodo della sua contesa con Carlo Magno. Dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii proprietà delle terre di San Pietro, mentre Ottone I annovera il castello tra i possessi della Chiesa.
 

Medioevo


Nell'XI secolo l’aumento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancisce il passaggio a istituzioni comunali. È il XII secolo il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicura il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferisce legittimità alla sua politica di espansione.

Chiesa di Santa Margherita, Viterbo

Nel 1172 viene distrutta la città di Ferento il cui simbolo (una palma) viene aggiunto a quello di Viterbo (il leone) emblema tuttora in vigore, attorno al 1190 viene assediata Corneto, l'imperatore attacca Roma con l'esercito viterbese. Il districtus del comune aumenta considerevolmente.

Ulteriore elemento che accresce il prestigio e l'importanza politica di Viterbo, è la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1194 ai danni di Tuscania, la cui precedente predominanza nella Tuscia romana viene meno.
All'inizio del XIII secolo la città viene inserita nell'orbita papale, soprattutto con il disegno di Innocenzo III, che tentò di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel 1207 ospitò il Parlamento degli stati della Chiesa.

Tuttavia, insofferente per la presenza papale, la città invocò la protezione di Federico II: si apre così fino al 1250 circa un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti) e ghibellini (i Tignosi). Si inserisce in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo: Santa Rosa da Viterbo, che visse tra il 1233 e il 1251. Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che incoraggiò i viterbesi a resistere contro l'assalto dell'esercito di Federico II.

Il fallito assedio di Federico II nel 1243 con la grande vittoria dei viterbesi, guidati dal cardinale Raniero Capocci, sull'esercito imperiale e il conseguente successo dei Guelfi, sancisce per la seconda metà del XIII secolo la definitiva politica filo-papale: la famiglia dei Gatti monopolizza le cariche municipali e i pontefici scelgono Viterbo come sede papale.

L'episodio differenziante, che attira l'attenzione su Viterbo, è l'elezione papale del 1268-1271 che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato di tanto ritardo, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell'elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; alla fine i cardinali scelsero il piacentino Tedaldo Visconti, che era arcidiacono di Liegi (quindi neanche prete), ed in quei giorni si trovava in Terra Santa per la nona crociata.

Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, (1272), e, vista la bontà della "clausura", stabilì con la costituzione apostolica Ubi Periculum che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave! Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell'ultimo di questi il popolo sobillato da Carlo d'Angiò, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Rubeo Orsini, protodiacono.

Il nuovo papa che uscì da questo conclave funestato dall'invasione del popolo viterbese fu un francese, il cardinale Simon de Brion, proprio come voleva Carlo d'Angiò. Martino IV, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lancerà sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l'abbandonerà in fretta e furia con tutta la corte pontificia, senza peraltro tornare a Roma, come molti auspicavano, ma recandosi a Perugia.

Si chiude con questo spiacevole episodio il periodo d'oro di Viterbo. I papi non verranno più a risiedere in questo splendido comune dell'alto Lazio, anche se diversi pontefici soggiorneranno comunque in città, talora per periodi piuttosto lunghi; ne sono esempi papa Urbano V,che si fermò a Viterbo alcuni mesi tra il 1367 ed il 1370 durante l'inutile tentativo di riportare a Roma la sede papale, e papa Niccolò V, che nel 1454 fece addirittura costruire dal Rossellino in zona Bullicame un bel Palazzo termale(andato purtroppo perduto quasi completamente) per venire in città a curare le sue gravi malattie.

Durante la stabile presenza della curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, come la Via Cassia e la Francigena, che architettonico, con l'edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese nel fiorire dello stile gotico che i cistercensi avevano inaugurato nel luogo con l'Abbazia di San Martino al Cimino.

L'esilio avignonese dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. L'effimera ricostituzione del Patrimonio di S. Pietro del cardinale Egidio Albornoz, non impedì ai nobili Gatti e ai prefetti di Vico di imporsi, con istituzioni ormai di tipo signorile, a Viterbo.

A metà del Cinquecento la città conobbe un nuovo, ancorché breve, periodo di fervore culturale e spirituale per la presenza del cardinale Reginald Pole, che riuniva a Viterbo il suo celebre circolo, di cui faceva parte, tra gli altri, la marchesa Vittoria Colonna ed alle cui riunioni intervenne spesso Michelangelo.